Nuovo DSM?

anna-barracco

Salve a voi,

ho deciso di dare l'avvio a questo mio blog, non tanto con un argomento prettamente tecnico-professionale, ma con la profonda ed illuminante riflessione/testimonianza  di una amica psicoterapeuta e consigliere dell'Ordine Psicologi della Lombardia, ANNA BARACCO sul nuovo DSM. E' una riflessione "politica" sul disagio mentale e sul DSM, con molti elementi emotivi e personali, di una donna che per me è persona di riferimento per la passione, il coraggio, l'intelligenza con cui affronta e sostiene temi che, di questi tempi, son considerati "scabrosi" . Buona lettura. Giovanni

Cari colleghi,

ho visto lo sterminato materiale che c'è su psychomedia e su internet in generale [a proposito del nuovo DSM].
Paolo Migone è molto, molto generoso.
Colleghi, c'è già tutto, e tutto è collegato.
Il primo ostacolo che si frappone contro la burocratizzazione e l'automazione robotica della salute (e non solo mentale...) è data anche dall'impostura della medicalizzazione.
Nel campo della salute mentale, tuttavia, l'impostura è evidente, eppure nonostante il re sia abbondantemente nudo, non si riesce a gridarlo a voce alta, all'unisono.

E' proprio un problema epistemologico, ma di una epistemologia pratica.
Ci vogliono servizi costruti ad arte, comunità, ambulatori, ecc., in grado di funzionare a partire da logiche diverse, e a questi servizi concreti, occorre affiancare comunità permanenti di operatori che si confrontano sulla clinica, che fanno intervisione, che raccolgono casistica secondo la logica della costruzione e del racconto del caso.
Dobbiamo farcela, colleghi !!!!
Io posso dirvi che nel mio piccolo ho visto rifiorire mio marito, maltrattato, anzi violentato, tormentato per vent'anni dalla psichiatria, e grazie all'umile, coscienzioso e serio lavoro di uno psicoterapeuta, oggi è rinato.
Ha un lavoro a tempo pieno, prende un farmaco molto meno invasivo, ha trovato un posto nel mondo (siamo ancora all'inizio, ma rispetto a quello che non è stato fatto, anzi è stato distrutto in tanti anni, abbiamo già raggiunto vette inimmaginabili).
Avremo fatto sì e no, in tre anni, VENTICINQUE SEDUTE.
Alcune solo io, all'inizio, per illustrare il "caso", per appoggiare sul pavimento tutta la mia stanchezza e disperazione, la mia solitudine, l'umiliazione di sentirmi dire che ero la causa del disagio di mio marito, oltre che naturalmente, la buona scusa per scaricarlo, sempre e comunque, con tutte le responsabilità annesse e connesse.
Poi altri colloqui anche con lui, che naturalmente non collaborava affatto. Temeva che fosse solo un modo per strapparlo da casa, casa alla quale si aggrappava, ma nella quale realmente non conduceva più una vita accettabile.
Poi alcuni (pochi) colloqui con le nostre due figlie. Sufficienti perché i pensieri, le angosce, si trasformassero in sguardi, membra, parole, carne e sangue.
Qualcuno poteva farsi luogo di uno sguardo che comprendesse la scena, senza pretendere di interpretarla da solo, ma con il vero desiderio di essere un nodo della rete, di valorizzare le risorse e di sostenerci (soprattutto me..) nell'impresa, nel dolore, nella paura di un nuovo fallimento.
Poi alcuni, decisivi, colloqui con l'interfaccia della psichiatria.
Loro, gli onnipotenti, i tutto-comprendenti, coloro che non sanno curare, ma non mollano il loro stupido potere.
Ed ecco che all'inizio i tutto-comprendenti e gli onni-potenti, coloro che non hanno mai tempo e tutto dimenticano, mai ti richiamano, mai perdono l'occasione per ferirti e umiliarti, ma neanche se ne accorgono, ecco che all'inizio trattano lo psicoterapeuta (che non è neanche psichiatra, figuriamoci ...) come un povero scemo.
Paternalisticamente, cercano di metterlo in guardia dal non "colludere", non farsi tirar dentro alle manipolazioni della moglie. Poi quando vedono che realmente il sistema famiglia e la sua dolorosa omeostasi, si rompe inevitabilmente, quando vedono che lo psicoterapeuta ci mette la faccia e anche la carne, offrendo al paziente un posto nella comunità da lui stesso gestita (colpo di scena, lo scemo, lo stordito psicologo, piccolino e insignificante, ha una comunità psichiatrica che dirige, è inserito nel tessuto sociale, e corre il rischio di avvicinarsi pericolosamente, non ha paura di "contaminare i setting", si mette totalmente in gioco). davanti al primario, che fatica a trovare una risorsa, lo psichiatra toti-potente e omni-saccente, è costretto ad abbozzare....
Mio marito è accolto in comunità. Per la prima volta regge. Manteniamo forti contatti, lui viene spesso a casa (la comunità è a 4 fermate di metrò da casa nostra...), continua a mantenere il suo ruolo di padre e per di più cambia cura farmacologica, finalmente basta con l'assurdo depot, con le corse e gli inseguimenti, con l'umiliazione del CPS, con gli sguardi schifati degli infermieri, con le attese, con l'odore nauseabondo della polvere e del vecchiume del servizio, con i falsi sorrisi dello psichiatra.
Incredibilmente, saputo che il paziente "regge" ormai da tre mesi, lo psichiatra tutto-potente e nulla-comprendente, desidera far visita al SUO paziente.
Mai fatta una visita domiciliare in vent'anni ...
Ecco che si accorda e va a trovarlo in Comunità.
Lì dice allo psicologo piccolo e scemo che ha seri dubbi che il progetto possa reggere... la moglie è troppo invischiata, verrà a riprenderselo, non si illuda, lo psicologo... loro la sanno lunga, sono psicoanalisti della SPI.
Gli viene detto dal piccolo psicologo che la moglie c'è, che il pz. va spesso a casa, che la rete ha semplicemente cambiato un poco tessitura.
Gli viene anche detto che il pz,, per un colpo di fortuna e una felice combinazione (straordinaria umiltà di chi davvero lavora con desiderio!) comincerà dal 1 Luglio a lavorare a tempo pieno...
Stupore e sconcerto dello psichiatra toti-potente, indignazione e fastidio dell'educatore panciuto e silenzioso, che nulla aveva fatto in questi anni di disoccupazione (di entrambi, evidentemente...) , se non insistere per l'aggravamento dell'invalidità, per far scivolare il paziente verso l'inabilità, l'interdizione sociale, magari la casa di riposo ... ... (per fortuna, grazie alla crisi imperante, l'aggravamento non è stato concesso dalla Commissione).
L'educatore è indispettito: Come! Non siamo stati coinvolti, noi, Servizio di Territorio, noi, Titolari del Caso .... Gli si trova un lavoro, si fa un inserimento al lavoro, e noi del CPS non ne sappiamo nulla....
Se non fosse vergognoso, sarebbe comico!
Ed ecco che lo psicologo umile e concreto, si scusa: è cosa di pochi giorni fa, ma siamo qui a comunicarlo.
L'educatore incapace naturalmente vuole partecipare, vuole collaborare.
E così l'educatore si reca sul posto, dove il pz. ha cominciato a lavorare, in una realtà che non certo il servizio gli ha trovato .. Il servizio aveva lavorato, peraltro in modo acefalo e poco convinto, in ben altra direzione... Moglie simbiotica, narcisista, con grave disturbo della personalità e per di più (complicazione ulteriore) psicologa...pertanto ampiamente ampiamente denegante.
Paziente difficile, impossibile strutturare la compliance a causa del conflitto con la moglie. Paziente che ha perso il lavoro per via della crisi, difficile pensare ad altri sbocchi. Inabilità, aggravamento dell'invalidità, amministrazione di sostegno, comunità ad alta protezione....
Niente che lasciasse trapelare un dubbio: una famiglia che comunque regge per vent'anni, due figlie sane ...
Ecco, oggi la situazione è questa.
Se le difficoltà fossero aumentate, e la famiglia crollata (ero sull'orlo del crollo, quando ho chiesto aiuto...) i conti sarebbero tornati: finalmente si sarebbe riaperta la cartella della moglie, il teorema del Servizio toti-potente e super-idiota, persecutorio e becero, avrebbe trovato conferma.

Quanto denaro pubblico si è risparmiato, oltre tutto?
Ora vado alla riunione con lo psicologo, piccolo e scemo, e con mia figlia e mio marito....
Intanto l'educatore del CPS e lo psichiatra della SPI dicono che il Servizio è riuscito, dopo molti anni,m a mettere in campo un intervento riabilitativo. L'educatore controlla, supervisiona, lo psichiatra pure.

Che cos'è la buona psichiatria? Questo è la buona psichiatria. Quellache riesce a fare anchhe u po' di humor e intanto tira fuori gli ebrei dai campi di concentramento, procura passaporti falsi e destinazioni vere ...

Anna